Bertone: «Chiesa sotto attacco dei media. Scandali enfatizzati per creare sfiducia»

La pubblicazione delle carte sottratte nell’Appartamento Pontificio viola «un diritto costituzionalmente garantito in Italia». Lo afferma il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Tarcisio Bertone, intervistato da Famiglia Cristiana. Il porporato ricorda che. tra l’altro, «non si può invocare il “diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”» previsto dall’articolo 21 della Costituzione «per abbattere un altro articolo della medesima Costituzione» e cioè l’articolo 5 che recita: «La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili». Dall’intervista emerge chiaramente che la Santa Sede non demorderà dalle azioni legali annunciate a suo tempo nei confronti di chi ha pubblicato in Italia le carte sottratte illegalmente dallo scrittoio del Pontefice. «All’estero – rileva infatti Bertone in un altro passaggio – si percepisce meglio quanto la pubblicazione di una molteplicità di lettere e di documenti inviati al Santo Padre, da persone che hanno diritto alla privacy, costituisca, come abbiamo più volte ribadito, un atto immorale di inaudita gravità. E un vulnus a un diritto riconosciuto esplicitamente dalla Costituzione italiana, che deve essere severamente osservato e fatto osservare». Nell’intervista, poi, il cardinale Bertone ricorda che a proposito di Vatileaks «il Papa ha parlato recentemente di calunnia». «Forse – commenta – occorrerebbe fare una catechesi su questo vizio, per recuperare il senso della ricerca della verità. E anche il senso della proporzione dei fatti, soppesandone la reale consistenza». Da parte sua, assicura, «la Chiesa, nel frattempo, continua ad andare avanti nel proprio luminoso cammino» promuovendo anche «un volume immenso di attività caritative, a sfondo socio-assistenziale ed educativo», con un’azione positiva che «non passa sui mass media e nell’opinione pubblica» ma è «ampiamente riconosciuta dalle popolazioni che ne beneficiano e dai governi di qualsiasi colore politico».

«Personalmente non ho alcun segnale di coinvolgimento di cardinali o lotte fra personalità ecclesiastiche per la conquista di un fantomatico potere». Assicura il segretario di Stato. Il porporato ridimensiona molto la portata della fuga di notizie e documenti dall’Appartamento Pontificio, per la quale è finito agli arresti il maggiordomo, Paolo Gabriele. «Questo tradimento della fiducia è stato il fatto più doloroso. Però è accaduto», rileva Bertone denunciando il fatto che «molti giornalisti giocano a fare l’imitazione di Dan Brown».

Bertone ha poi lanciato un allarme: è in atto un’aggressione alla Chiesa per «destabilizzarla» e fermare «la grande azione chiarificatrice e purificatrice di Benedetto XVI». Il porporato tuttavia non identifica chi stia muovendo tale strategia e – escludendo il coinvolgimento di cardinali – sembra propendere per la tesi di un complotto a livello mediatico. L’azione di Joseph Ratzinger, rileva, «sin da quando era prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, in totale sintonia con Giovanni Paolo II, certamente ha dato e dà fastidio».

L’allora cardinale Ratzinger, ricorda Bertone nell’intervista, per la Via Crucis del 2005 al Colosseo, utilizzò parole forti: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui». Il porporato assicura che, coerentemente a tale premessa, nessun collaboratore del Papa «intende nascondere le ombre e i difetti della Chiesa». «Dobbiamo, però, anche osservare – aggiunge – che ci troviamo in un contesto italiano, che viene propalato a raggio universale, dove la risonanza è molto attutita. Anzi, all’estero si fatica a comprendere la veemenza di certi giornali italiani. La distanza permette una maggiore valutazione della prospettiva». In ogni caso, denuncia Bertone, «c’è un tentativo accanito e ripetuto di separare, di creare divisione fra il Santo Padre e i suoi collaboratori. E tra gli stessi collaboratori, mi sembra che si vogliano colpire coloro che si dedicano con maggior passione e anche con maggiore fatica personale al bene della Chiesa e della comunità. Questo ha in sé qualcosa di iniquo. Occorrerebbe, invece, sostenere quanti si dedicano al bene». «Io – confida inoltre Bertone al direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, che firma l’intervista – sono al centro della mischia. E vivo queste vicende con dolore, ma anche vedendo costantemente al mio fianco la Chiesa reale, le persone di ogni ambito che mi manifestano il loro affetto e si stringono in unità». «Sono innumerevoli – rivela – le lettere che mi sono giunte da cardinali, prelati, semplici fedeli per testimoniarmi la loro solidarietà».

Bertone ha parlato anche delle vicende legate a Gotti Tedeschi: «La questione dell’ex presidente dello Ior è chiara: il suo allontanamento non si deve a dubbi interni riguardo alla volontà di trasparenza, ma piuttosto a un deterioramento dei rapporti fra i consiglieri, a motivo di prese di posizione non condivise, che ha portato alla decisione di un cambiamento». Secondo il primo collaboratore del Papa, anche «gli scandali passati sono molto enfatizzati e periodicamente riproposti per gettare sfiducia» sullo Ior.  (AGI)
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